ARTICOLI SQ – “Mafie e carburanti, chi non si oppone è complice”. “Illegalità, il salto di qualità del Nordest”

Mafie e carburanti, chi non si oppone è complice
Lettere alla Staffetta. L’appello accorato di un operatore petrolifero del Nordest: è l’ora di dare una scossa, chi compra sul mercato parallelo va punito

Articolo pubblicato da Staffetta Quotidiana il 29 marzo 2019

Pubblichiamo la lettera di un operatore petrolifero del Nordest che preferisce mantenere l’anonimato, che descrive una realtà in cui il “mercato parallelo” è ormai maggioritario, in cui la malavita organizzata spadroneggia e arriva a minacciare chi smette di comprare da canali illeciti, in cui intere aziende vengono acquistate da chi si è fatto ricco con le frodi, in cui i punti vendita vengono acquistati a prezzi maggiorati. E in cui alcune associazioni tollerano la presenza di operatori “del giro”, mentre la politica latita: “dov’è l’onestà dei 5 Stelle? Dov’è il giustizialismo della Lega?”

“Pare che la Staffetta sia rimasta uno degli ultimi baluardi a denunciare l’illegalità che dilaga nel commercio dei carburanti in Italia. Non saprei dire quanto sia presente esattamente nel territorio nazionale, sono però testimone di come nel nord-est del Paese il fenomeno imperi perché non è più un crimine che tocca pochi: ormai ha conquistato la maggior parte del mercato diventando de facto il mercato ordinario.
La nostra è una zona d’Italia che si vantava per le poche infiltrazioni mafiose, l’assenza del “pizzo”, un tessuto imprenditoriale etico molto attento al territorio. Oggi invece pare che la malavita organizzata anche qui si sia ben insediata e trovi appoggio, ampio appoggio, dagli imprenditori che commerciano prodotti petroliferi.
Non ho idea di quanti siamo a comprare ancora nel mercato ordinario, quello legale. L’unica certezza è che siamo in minoranza, questo fatto non può essere messo in dubbio. L’assenza delle Istituzioni ha creato dapprima l’effetto di far sentire abbandonati alcuni nostri colleghi, che hanno trovato nel malaffare un appiglio per mandare avanti la baracca in difficoltà; successivamente, col passare del tempo, si è sempre più diffuso il sentore che, non succedendo nulla alle aziende che sono passate ad approvvigionarsi al mercato parallelo, anche se illegale, in fondo questo sia sicuro. Gli operatori lo stanno dicendo schiettamente, è tremendo. “Sai, ormai è dura e lo fanno tutti. Se non lo fai, sei fuori dal mercato”.
C’è la consapevolezza che acquistando da questa gente si finanzino la camorra, la ‘ndrangheta, la mafia ed il terrorismo internazionale, con anche il danno collaterale di fare concorrenza sleale e di mettere in difficoltà i pochi onesti rimasti. Che piano piano stanno cadendo in questo vortice.
Chi non ce la fa più o ha rami d’azienda in zone poco profittevoli, ha messo i propri asset in vendita. Depositi e stazioni di servizio sono di continuo sul mercato e spesso vengono acquistati al 20-30% o addirittura 50% in più del loro valore proprio da questi criminali o da nostri colleghi che tramite gli ampi margini che questo mercato gli concede, ebbri del facile denaro che stanno incassando, danno sfogo alla loro megalomania ingrandendosi facilmente.
Depositi di aziende storiche del settore, distributori indipendenti, talvolta anche distributori con il logo di importanti compagnie petrolifere ma in parte riforniti dal reale proprietario dei punti vendita, impianti di esponenti di sindacati dei gestori, consorzi d’acquisto… c’è di tutto, a tutti i livelli. Per chi lavora in questo settore basta veramente poco per trovare le conferme.
E dire che di recente un operatore del Veneto occidentale, dopo aver appoggiato questo mercato, aveva deciso di tirarsi fuori ma… gli han detto che è un peccato con quella bella famiglia che ha. E ora sono sotto scorta, lui e la famiglia.
Ammiro il lavoro che stanno facendo alcuni sindacati e associazioni, ma come possono continuare a fare un buon lavoro quando all’interno si ritrovano associati ed esponenti rilevanti implicati in questo giro? E con quale coraggio questi rimangono al loro interno, condannando verbalmente quello che in realtà fanno di nascosto? Addirittura, taluni di questi personaggi con incommensurabile faccia tosta vanno in giro a raccontare che il Platts è tutta un’invenzione delle compagnie petrolifere e che invece è normalissimo comprare prodotto nazionalizzato a Platts 0, o Platts meno X. Gente che cerca ancora di avere credibilità e talvolta, incredibilmente, la trova ancora.
E più in alto, da chi governa, davanti all’evasione di 6 miliardi di euro l’anno (o chissà, di più) dov’è l’onestà dei 5 Stelle? Dov’è il giustizialismo della Lega?
Ecco, di fronte a queste domande, mentre cerco di far quadrare i conti della mia azienda, vorrei capire anch’io cosa dovrei fare.
Non so quanto ancora potrò andare avanti così. Le alternative sono il comprare carburante da quei giri, consapevole che dietro c’è il malaffare, oppure vendere l’azienda. Eppure mi piacerebbe continuare a raccogliere le sfide, quelle vere, ad armi pari coi miei competitors, che il mondo dei carburanti e dell’energia si apprestano ad affrontare.
È l’ora di dare una scossa, non si può più attendere altro tempo. Chi non si attiva per riportare questa situazione alla normalità deve essere considerato complice, sia che si parli di operatori del settore, sia che si parli di politici. Chi si gira dall’altra parte facendo finta di non vedere non può essere giustificato e chi alimenta questi crimini acquistando quel prodotto va punito. Altrimenti il terzo mondo non è poi così lontano.

È il momento di agire denunciando, lavorando onestamente e con coerenza, e fermarsi un attimo a parlare con la propria coscienza prima di ordinare l’ennesima autobotte dal mercato parallelo.”

Illegalità, il salto di qualità del Nordest

Articolo pubblicato da Staffetta Quotidiana il 1° aprile 2019

Sono pesantissime le accuse contenute nella lettera che abbiamo anticipato venerdì sul sito della Staffetta e che oggi pubblichiamo anche sul pdf a proposito di ciò che sta accadendo nel Nordest nella distribuzione dei prodotti petroliferi. Una lettera non anonima, ma firmata da un operatore presente in quella zona che giustamente vuole e deve restare incognito. Un salto di qualità nella conoscenza di un fenomeno di cui la Staffetta da anni registra il dilagare in tutto il Paese, nonostante gli sforzi messi in atto dalle associazioni di categoria e dalle istituzioni per cercare di contenerlo e di reprimerlo.
Per quel che riguarda il Nordest quello che emerge è infatti un quadro preoccupante. Una parte importante del Paese dove il fenomeno non sarebbe più considerato un crimine e dove si è insediata in pianta stabile la malavita organizzata, trovando ormai, stando a quel che si legge nella lettera, accoglienza e appoggio in una vasta fascia di operatori locali. Al punto che alla domanda su quanti comprano ancora sul mercato ordinario, quello legale, alternativo al mercato parallelo criminale, la risposta è “una minoranza”. Con il malaffare che consente “ampi margini” e rende “ebbri del facile denaro”, con cui non solo si sottraggono allo Stato ingenti introiti ma, quel che è peggio, si finanziano camorra, ‘ndrangheta, mafia e terrorismo. E gli asset di chi non ci sta trovano acquirenti a prezzi maggiorati.
C’è di tutto e a tutti i livelli: depositi di aziende storiche, compagnie, esponenti dei sindacati dei gestori, consorzi di acquisto. Mele marce anche all’interno delle associazioni. Di fatto con la sensazione e/o la consapevolezza da parte degli operatori onesti di essere stati abbandonati dalle istituzioni e che non ci sia più alcuna barriera in grado di difendere lo Stato di diritto. Con gravissimi rischi per non chi ci sta e ha il coraggio di denunciare. Al punto da dover viaggiare sotto scorta, lui e la famiglia.
Con una serie di domande accorate rivolte al lettore da parte dell’autore della lettera: cosa devo fare? quanto posso ancora andare avanti in questo stato di cose? e riuscire a far quadrare i conti lavorando onestamente? continuare a raccogliere le sfide? oppure vendere l’azienda? E altresì un’accusa ben precisa a operatori e politici che non si attivano e da considerare né più né meno che alla stregua di complici, con la richiesta di punire (come?) chi alimenta il giro. E con il triplice invito, per molti versi commovente, a denunciare, a lavorare onestamente e “a fermarsi un attimo a parlare con la propria coscienza prima di ordinare l’ennesima autobotte al mercato parallelo”.
Se così stanno le cose, evidentemente quello che è stato fatto in questi anni per contenere e reprimere l’illegalità non è sufficiente. Di certo, prendendo esempio da quello che si sta facendo nel settore del Gpl per ritornare alla piena legalità, ci vuole più sinergia tra tutte le forze ancora oneste (v. Staffetta 29/03). Purtroppo il problema non rientra nel contratto dell’attuale Governo, a cui sfuggono le dimensioni e le conseguenze del fenomeno, e che ha addirittura lasciato morire il tavolo istituito presso il Mef nel 2016, di cui era responsabile il sottosegretario Paola De Micheli, e da cui erano scaturiti importanti interventi legislativi e normativi.
Una “distrazione” della politica facilitata anche dal fatto che apparentemente sembrano non esserci vittime – fatta eccezione per le aziende colpite dalla concorrenza sleale e per l’erario. Una distrazione tanto più grave in quanto manda indirettamente un segnale di lassismo, di indifferenza, che si trasforma in un incentivo a gettarsi nelle braccia di criminali che – come dimostrano diverse indagini – restano sostanzialmente impuniti.
La lettera che abbiamo ricevuto descrive nella sua eloquente essenzialità un salto di qualità del fenomeno con una serie di messaggi che non possono essere ignorati da chi ha ancora a cuore il futuro di questo settore e di questo paese. O dobbiamo aspettare che qualcuno ci lasci la pelle?