IL CASO. IL GOVERNO VALUTA UNA NORMA PER CONTROLLARE I DISTRIBUTORI. STIMATO UN AUMENTO DI GETTITO FINO A 4 MILIARDI
ROMA.
L’idea è quella di mettere online tutti i 21 mila distributori di benzina italiani come si è fatto con le slot machine. L’obiettivo è quello di stroncare contrabbando e truffe sui carburanti che sottraggono all’erario dai 2 ai 4 miliardi all’anno, con una misura generalizzata e straordinaria. La norma, cui sta lavorando il governo in vista della prossima legge di Bilancio, si basa su una analisi delle criticità della situazione contenuta nella recentissima “Nota” di aggiornamento al Def (Documento di economia e finanza), e prevede un sostanziale recupero di gettito fin dal 2018.
L’evasione, le truffe e il contrabbando (che sfiora gli affari del terrorismo del Medio Oriente) si articolano sostanzialmente su due filoni. Il primo riguarda l’importazione di oli lubrificanti dall’Est europeo (soprattutto Slovenia): i fluidi grezzi vengono «diluiti» e venduti come gasolio per auto. Il secondo canale di evasione è costituito dal carburante che arriva direttamente in porti comunitari come Cipro e Malta, entra nel mercato unico, e poi viene venduto sfuggendo a Iva e accise. In tutto si calcola che fino al 10 per cento del mercato nazionale del carburante sia frutto di truffe o evasione, spesso con forte disagio per i motori degli ignari automobilisti.
Il governo, in collaborazione con l’Unione petrolifera e Assopetroli ha già tentato di affrontare il problema con crescenti misure di tracciabilità su tutta la filiera dei carburanti. Restavano fuori tuttavia i benzinai, anche perché le illegalità si sviluppano a monte del sistema di distribuzione, soprattutto nelle società fittizie di depositi all’ingrosso. Con l’operazione di collegamento on line si stima che il gettito potrebbe aumentare a regime di 2-4 miliardi. Si porta l’esempio della Polonia dove una stretta analoga, adottata recentemente, ha fatto aumentare i consumi legali del 20 per cento. La linea del governo è dunque quella di far emergere il nero come avvenne con i bonus per le ristrutturazioni e la tassa sostitutiva sugli affitti che hanno dato buon esito in termini di prosciugamento dell’evasione.
La misura dovrebbe dare ossigeno alla caccia alle coperture che il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan sta compiendo in vista della legge di Bilancio. Si tratta di trovare 10 miliardi per sterilizzazione dell’Iva, decontribuzioni, contratti statali, povertà, famiglia e, forse, un piccolo intervento sulle pensioni. Sul tavolo c’è sempre l’introduzione della fatturazione elettronica obbligatoria tra privati, sulla quale ci sarebbero aperture di Bruxelles; si parla poi di allargare il perimento dello split payment (lo Stato trattiene l’Iva ai propri fornitori per evitare alla radice l’evasione). La novità dell’ultimo momento è l’intenzione del governo di inserire concretamente la web tax nel nostro ordinamento: il progetto è di ottenere dall’Europa una deroga ad anticipare al 2018 il provvedimento che l’Unione arriverebbe a firmare solo il prossimo anno e che dunque potrebbe essere operativo solo dal 2019.
Oggi nel nostro Paese il 10% del mercato è “in nero”, una stretta potrebbe farlo emergere
Articolo pubblicato da Repubblica il primo ottobre 2017