BONUS EDILIZI SUL MERCATO SECONDARIO, CON LO STOP ALLE VENDITE RISCHIO PARALISI 

Il governo cerca la strada per migliorare la norma che limita le cessioni multiple dei bonus edilizi. La norma inserita nell’ultimo decreto sostegni ha l’obiettivo di colmare un “varco” scoperto nelle recenti misure antifrode. Queste prevedono che coloro che acquistano crediti di imposta non devono accettare la cessione nel caso in cui ricorrano i presupposti di un’operazione sospetta ai fini antiriciclaggio. Questa norma è però depotenziata dal fatto che sul mercato secondario di questi crediti operano molti soggetti non bancari non obbligati a fare segnalazioni e quindi il divieto di acquisto per loro non vale.  Questa lacuna può aprire al coinvolgimento di un maggiore numero di soggetti in caso di frode e dunque alle operazioni di riciclaggio. Di qui la proposta, tagliata un po’ con l’accetta, di vietare la cessione multipla a tutti. La soluzione più immediata tra le opzioni al vaglio, vista di buon occhio dalle banche, sarebbe quella di consentire solo agli intermediari bancari (ai quali fa capo l’obbligo delle segnalazioni sospette) di poter fare le cessioni multiple. La verità è che una simile ipotesi rischia di rendere il mercato dei bonus zoppo e, alla fine, di bloccarlo.
Dopo l’arrivo delle norme anti frode a dicembre tutti gli operatori hanno rallentato l’acquisto dei crediti di imposta dalle imprese. Con norma varata venerdì scorso si è fermato tutto. Oggi ci sono imprese con un fatturato da 3 milioni che si sono esposte finanziariamente per 30 milioni: fermare la vendita multipla dei crediti di imposta a questo stadio significa fermare il mercato e lasciare alle imprese sommerse dai debiti asset che nessuno può comprare. Le piccole e medie imprese non li possono compensare, perché la loro capienza fiscale non è sufficiente. Se si decidesse per l’opzione di lasciare che siano solo le banche e gli intermediari finanziari a poter operare in questo campo, considerato come si è organizzato il mercato ci sarebbero molte imprese che hanno lavorato con le utility che resterebbero tagliate fuori.  La soluzione di compromesso per scongiurare il rischio di default di un intero settore, ora, potrebbe essere quella di mettere in carico ai maggiori operatori non bancari – che a seguito del decreto antifrode si sono già organizzati per fare parecchi controlli sulle controparti prima di acquistare un credito d’imposta – l’obbligo di fare anche le segnalazioni sospette ai fini dell’antiriciclaggio. Secondo alcuni di loro non sarebbe poi così complicato.
Ci sono, poi, i paradossi nei quali si trovano gruppi bancari come quelli di credito cooperativo: le Bcc sul territorio finanziano le piccole imprese clienti e rilevano i crediti di imposta, ma essendo piccole banche hanno una capienza fiscale limitata. Quindi vendono ad altre Bcc o alla capogruppo, la quale a sua volta impacchetta i crediti fiscali e li vende ad altre banche grandi. Tutto questo con il divieto di cessione multipla non sarebbe più possibile.