Clausole salvaguardia, botta e risposta Renzi-Monti

Domenica, in un’intervista a la Repubblica, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, alla domanda se nella prossima manovra finanziaria serviranno 8 miliardi per scongiurare l’aumento dell’Iva e almeno altri 5 per far fronte al rallentamento della crescita del Pil se l’è presa con i governi Monti e Letta colpevoli, ha detto, “di aver disseminato di trappole le vecchie finanziarie con il meccanismo atroce delle clausole di salvaguardia”. A cui è stato posto rimedio dal suo Governo scongiurando un salasso di 15 miliardi. Precisando che “dunque l’Iva non aumenterà”. Pronta la risposta di Mario Monti che è stato presidente del Consiglio dal 16 novembre 2011 al 28 aprile 2013 quando passò il testimone a Enrico Letta che rimase a sua volta in carica fino al 22 febbraio 2014. In una lettera apparsa martedì al Corriere della Sera ha tenuto a precisare che “su un totale di 16,8 miliardi di clausole di salvaguardia disinnescate nel 2016, 3,3 miliardi erano stati inseriti dal governo Letta nella legge di Stabilità 2014. Il resto erano clausole inserite dal governo Renzi nel 2015”.

Polemiche che lasciano purtroppo il tempo che trovano. Come ha ricordato non più tardi del 13 luglio il presidente di Assopetroli, Andrea Rossetti, nella relazione all’assemblea, sulle tasse dei carburanti pendono nel prossimo biennio (2017-2018) clausole di salvaguardia che rischiano di far aumentare sia le accise (per 570 milioni di euro) che l’Iva (dal 13 al 17% per l’aliquota ridotta, dal 22 al 25% nel 2018 per l’aliquota ordinaria). Aumenti, aveva aggiunto, che vanno scongiurati.

Pubblicato dalla Staffetta Quotidiana il 5 agosto 2016