D.Lgs Dafi, “un primo passo nella giusta direzione”

Il provvedimento piace ai settori energia-automotive, ma resta qualche timore in vista del passaggio parlamentare. E il mondo oil ribadisce: “Carburanti tradizionali fondamentali ancora a lungo”. QE ha raccolto le reazioni delle associazioni

Un primo passo nella giusta direzione. Si può sintetizzare così il giudizio “trasversale” dei settori energia-automotive sullo schema di D.Lgs di recepimento della direttiva Dafi approvato in via preliminare dal Cdm, di fronte al quale, in vista del passaggio parlamentare, non manca tuttavia qualche rilievo. Un iter che dopo l’assegnazione del testo per i pareri alle commissioni Trasporti-Attività produttive alla Camera e Lavori pubblici-Industria al Senato dovrebbe entrare nel vivo ai primi di ottobre con l’inizio dell’esame.

Soddisfatto il mondo dell’elettricità dopo gli obblighi su colonnine e veicoli elettrici inseriti all’ultimo nel provvedimento (QE16/9). Per il presidente di Assoelettrica Simone Mori, in particolare, “il Governo ha giustamente deciso di applicare il principio della neutralità tecnologica, evitando di dare priorità ad alcune soluzioni rispetto ad altre”. La diffusione della mobilità elettrica, sottolinea Mori, può rappresentare infatti “uno snodo fondamentale nella decarbonizzazione del nostro sistema di trasporto e nel miglioramento della qualità dell’aria delle città” e “siamo convinti che la transizione energetica in atto in tutto il mondo vedrà affermarsi sempre di più l’elettricità come vettore efficiente e pulito”. In questo scenario, oltretutto, per il numero uno Assoelettrica “l’Italia ha le carte in regola per essere all’avanguardia in Europa, disponendo di un sistema di generazione e distribuzione dell’elettricità tra i più moderni ed efficienti”.

Decreto promosso anche dal dg di Utilitalia, Giordano Colarullo, che definisce “una grande conquista, ad esempio, constatare che dal giugno 2017 le concessioni edilizie che verranno approvate saranno subordinate alla verifica della predisposizione all’allaccio per la ricarica delle auto elettriche”. Un “traguardo”, insiste, “impensabile solo qualche anno fa”. Oltre a “seguire da anni il tema della mobilità elettrica”, Colarullo ricorda anche la “sensibilità” della sua associazione “verso la produzione da rifiuti di biometano per autotrazione”: due “tavoli progettuali diversi” da affrontare “senza alcun pregiudizio” per “contrastare due problemi cronici delle nostre città: la necessita di valorizzazione dei rifiuti e al tempo stesso la riduzione dell’impatto inquinante delle auto”.

Sul versante gas, inoltre, la presidente di Federmetano, Licia Balboni, apprezza “l’approccio globale con cui il provvedimento affronta lo sviluppo” del metano auto, parlando di “numerose e importanti misure” in questo senso contenute nel testo. L’associazione, tuttavia, ritiene “opportuno” porre “più attenzione alla diffusione della rete dove oggi risulta carente e alle agevolazioni fiscali che possono incoraggiare a scegliere questo carburante”.

Positivo ma “prudente” in vista del passaggio parlamentare il giudizio del presidente di Assogasmetano, Paolo Vettori, per il quale il testo licenziato da Palazzo Chigi porta comunque “le premesse per consolidare e sviluppare la diffusione di metano e biometano”.

Di una “pietra miliare per lo sviluppo di Gpl e Gnl” parla poi in una nota il numero uno di Assogasliquidi, Francesco Franchi, che sul fronte Gnl, in particolare, apprezza le “misure introdotte per lo sviluppo del mercato della distribuzione”, che “delineano un quadro chiaro ed uniforme per il rilascio delle autorizzazioni sugli impianti di approvvigionamento” consentendo “agli imprenditori di sviluppare gli investimenti” e più in generale al Paese “di disporre di punti di approvvigionamento sul territorio”.

Sull’importanza delle “semplificazioni” ha focalizzato la sua attenzione anche il dg di Assocostieri, Dario Soria, che condivide con il provvedimento “la necessità di un quadro normativo ben delineato sul procedimento di autorizzazione”, ai fini di un programmazione degli investimenti. Investimenti, ha sottolineato, “propedeutici” per gli “obiettivi a medio e lungo termine di riduzione delle emissioni per il settore trasporti”. Del resto, aggiunge, gli stoccaggi costieri rappresentano il “raccordo strategico tra l’approvvigionamento del prodotto in entrata – terminali nazionali Gnl o ricezione di navi gasiere dall’estero – e il prodotto in uscita per l’approvvigionamento del mercato interno”.

Quanto all’idrogeno, per il presidente di H2IT e Gruppo Sapio, Alberto Dossi, “è davvero una bella notizia per l’Italia che sia parte dei combustibili alternativi inclusi nel decreto”. Oltre a “introdurre una valida alternativa ai carburanti fossili contribuendo alla riduzione delle emissioni”, infatti, per Dossi si pongono “le basi per cogliere le opportunità che possono venire da questo settore e dare una spinta verso l’innovazione” e la “crescita economica”. Tuttavia, rileva, “sono ancora molti i temi su cui lavorare con la collaborazione pubblico-privato”, chiedendosi “perché limitare l’impiego dell’idrogeno al trasporto stradale quando gli usi possono essere ben più ampi come nel trasporto ferroviario e navale o nei veicoli industriali? Perché non riconoscere che un veicolo a fuel-cell a idrogeno è un veicolo elettrico equiparabile all’elettrico a batteria?”

Anche il comparto oil accoglie positivamente il decreto, sollevando tuttavia qualche interrogativo e rivendicando il ruolo fondamentale che continueranno a ricoprire i carburanti tradizionali.

Il provvedimento, spiega l’Unione Petrolifera, “sembra in linea con gli obiettivi europei per la promozione di carburanti alternativi, anche se presenta degli aspetti tecnici e applicativi da chiarire”. In particolare, “sarà importante capire la tempistica con cui si procederà alla sua attuazione e soprattutto sarà essenziale il coordinamento con gli enti locali e gli altri organismi già attivi su queste materie, a partire dal tavolo sulla mobilità sostenibile istituito alla Presidenza del Consiglio”.

“Naturalmente”, aggiunge l’UP, “il nostro auspicio è che durante l’iter parlamentare non se ne aumenti il livello di complessità a scapito della chiarezza e di una programmazione ordinata degli interventi”. Questo anche per “evitare l’introduzione di elementi distorsivi della concorrenza e favorire un corretto utilizzo delle risorse disponibili”. Per l’associazione, infatti, “va sempre ricordato che la complessa fase di transizione che ci dovrebbe portare ad una nuova mobilità nel 2030, avrà bisogno del contributo di tutte le fonti, compresi i carburanti tradizionali che saranno ancora centrali nel soddisfacimento della domanda attesa”.

Un concetto richiamato anche da Assopetroli, che pur condividendo con il testo “il pensiero che sia inattuale” realizzare nuovi distributori “limitati solo a benzina e gasolio”, rileva in una nota che questa “apertura al futuro, affiancata all’obiettivo di riduzione delle emissioni”, nulla toglie alla “consapevolezza che gli attuali carburanti fossili resteranno il pilastro fondamentale della mobilità per decenni”. Secondo l’associazione – che pure si riserva di “valutare” eventuali modifiche al testo – per lo “sviluppo efficace” dei carburanti alternativi saranno “essenziali non solo politiche adeguate di sostegno e incentivi, ma soprattutto regole chiare, coordinate e rispettose della concorrenza”.

Lato automotive c’è infine il placet di Anfia, con il direttore Gianmarco Giorda a etichettare il provvedimento “il frutto di un lavoro sinergico con le altre associazioni interessate”, che costituisce “la base per lo sviluppo dell’infrastrutturazione per i combustibili alternativi, elemento chiave per il potenziamento del mercato dei veicoli” green. Un segmento, conclude, le cui “potenzialità di crescita sono attualmente penalizzate proprio dalla carenza e scarsa omogeneità della rete di distribuzione”.

Pubblicato da Quotidiano Energia il 22 settembre 2016