GAS: PER CINGOLANI PREZZO RIMARRÀ ALTO, DIFFICILE RITORNO A VALORI 2021

Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, durante un’informativa alla Camera (in allegato testo integrale) parlando delle cause che hanno causato gli aumenti dei costi negli ultimi mesi ha osservato quanto segue:

  • La Cina sarà un gasivoro importante, al 2030 si stima un consumo di oltre 570 miliardi di metri cubi; è un elemento che gioca un ruolo. Sul lato della domanda, ha sottolineato il ministro, si registra un’accelerazione della transizione da carbone a gas per la decarbonizzazione imposta dagli impegni internazionali di alcune aree geografiche, in particolare della Cina (che dal 2005 a oggi è passata da 86 bcm ai 370 bcm del 2021, equivalente a valori da un Paese come l’Italia nel 2005 a quelli di tutta Europa nel 2021, e in continua crescita.
  • Non usiamo l’aumento dei prezzi della CO2 per dire che la transizione energetica sta impattando sul costo dell’energia. Affinché questo aumento e questa instabilità dei prezzi energetici non minaccino il percorso di transizione energetica, ricordiamo che l’aumento dei prezzi è solo in parte minoritaria attribuibile all’aumento dei prezzi della CO2.
  • Con riferimento anche alla crisi Russia-Ucraina, temo che il prezzo del gas rimarrà abbastanza alto. Difficile fare una previsione in questo momento, ma difficilmente potrà tornare al valore di un anno fa.
  • Dopo che le ultime aste per la realizzazione di impianti rinnovabili erano andate praticamente deserte, nei primi mesi dell’anno, gennaio-febbraio, abbiamo aggiudicato 1,5 GW. Non siamo già al buon risultato che speriamo di raggiungere presto, cioè fare un’asta da 3 GW e ricevere offerte per 3 GW ma è il segno che le semplificazioni sulle procedure Via stanno cominciando a fare effetto. Il target di 7-8 GW l’anno è realistico.
  • Con il dl Bollette-energia è stato introdotto un nuovo paradigma nello sviluppo delle risorse di gas nazionali, che punta a incrementare la produzione nazionale sui giacimenti esistenti, così da ridurre la dipendenza dall’estero, ed a introdurre meccanismi semi-regolati per contenere l’impatto sui prezzi. Si prevede un incremento della produzione nazionale di 2,2 miliardi di metri cubi, su aree quali Cassiopea, Canale di Sicilia, Marche, consentendo di arrivare ad una produzione nazionale fino a circa 5 miliardi di metri cubi.
  • È ipotizzabile – e ci dobbiamo far trovare pronti – che permangano tensione e volatilità dei prezzi sui mercati internazionali, dovute al permanere di spostamenti di flussi di gas a est e tensioni geopolitiche, e a possibili eventuali nuovi eventi di discontinuità non prevedibili, prevalemente di natura geopolitica.
  • Attualmente dai dati a consuntivo emerge però che gli stoccaggi sono stati finora utilizzati a pieno ritmo e che nel mese di febbraio 2022 hanno raggiunto il livello che in genere hanno a fine marzo (anche la Germania, a febbraio, dichiarava un livello preoccupante di riserve gas). Occorrerà, pertanto, uno sforzo maggiore se si vuole assicurare nel corso della nuova fase di iniezione di gas negli stoccaggi, che avrà inizio il 1° aprile, un adeguato livello di riempimento dello stoccaggio per l’inverno 2022-2023, sia perché si parte, diversamente dagli anni passati, da un livello prossimo a zero, sia perché anche in primavera i prezzi di acquisto del gas resteranno sopra la media degli anni passati.
  • Il Governo segue con grande attenzione l’evoluzione della crisi in Ucraina e – in coordinamento con le strutture dell’Unione europea – sta analizzando le situazioni e i possibili scenari per gestire eventuali evoluzioni negative sui volumi o sui prezzi delle importazioni di gas naturale dalla Russia che oggi esporta intorno al 45% dei volumi gas all’Italia. Al momento la situazione è di attento monitoraggio, in coordinamento con le istituzioni europee. A livello nazionale, il Comitato di emergenza gas si sta riunendo regolarmente per monitorare e analizzare dati operativi e scenari.
  • C’è la necessità di ulteriori riflessioni per il futuro sull’evoluzione del mix (di fonti e di rotte di approvvigionamento) e delle regole di market design, sia a livello europeo che nazionale.
  • È imprescindibile continuare ad accelerare ulteriormente lo sviluppo di fonti rinnovabili. Tramite questo l’Italia non solo potrebbe contenere l’impatto sui prezzi, ma anche avvantaggiarsi in competitività relativa rispetto ad altri Paesi europei. Non basta però avere le rinnovabili, c’è un problema di proporzionalità tra il costo attuale dell’energia prodotta e come si riflette il costo in bolletta; è un problema di mercato internazionale, non lo possiamo fare noi indipendentemente.
  • Data l’inevitabilità del gas come combustibile di transizione per i prossimi anni, si dovranno esplorare tutte le opportunità per diversificare ulteriormente il mix dei Paesi di approvvigionamento – via pipe e via gnl (incluso il rafforzamento del corridoio Sud e della capacità di rigassificazione, anche tramite terminali galleggianti) – oltre che l’incremento della produzione nazionale, a scapito delle importazioni.
  • La riflessione sull’energy mix è molto importante. Acceleriamo le fer, siamo tutti d’accordo, ma non basterà. Sull’energy mix abbiamo l’obbligo di pensare tutti gli scenari possibili, senza precludercene qualcuno. I parametri sono tre: il pil al 2030 e 2050, che demografia avremo e che consumo avremo. Con questi tre parametri dovremo sviluppare modelli per previsioni. Un energy mix con 1-2 sorgenti non sarà sufficiente. Aprite una riflessione – ha aggiunto rivolgendosi ai parlamentari – non per domani, ma per i prossimi 10 anni; dobbiamo tirare fuori qualcosa che valga al 2050-2060. Se non si pensa long term, ogni 4-5 anni rischiamo di trovarci in affanno e si rischia di mettere sempre una toppa.
  • La norma del dl Sostegni sugli extra profitti sulle rinnovabili riguarderà esclusivamente impianti pre-2010 a incentivo fisso. La norma correttiva è contenuta nel dl Bollette-energia approvata venerdì dal Cdm.