OIL&NONOIL – INTERVISTA AL PRESIDENTE ROSSETTI

“Rivenditori e retisti saranno retailer di una nuova mobilità”

Contrastare l’illegalità e la concorrenza sleale, dare una traiettoria chiara e credibile alle politiche per la transizione energetica, sviluppare il potenziale di mercato del network degli indipendenti. Sono queste le sfide principali di Assopetroli Assoenergia, di cui parla nel dettaglio il presidente Andrea Rossetti in questa lunga intervista. Tutti obiettivi che vanno realizzati ora e in un futuro vicinissimo in cui assisteremo a un’ulteriore spinta “verso l’automazione e la digitalizzione dei processi produttivi e del marketing” e verso i “carburanti alternativi e nuovi servizi per la smart mobility”. Un futuro in cui “rivenditori e retisti saranno retailer di questa nuova mobilità”.

A maggio Assopetroli ha festeggiato i 70 anni dalla fondazione. Come è cambiato il settore, gli operatori e la rete carburanti in tutti questi anni?
In questi settant’anni il settore energetico è profondamente mutato e con esso la distribuzione dei carburanti e il mondo dell’efficienza energetica. La velocità della trasformazione in atto richiede soprattutto alle piccole e medie imprese una capacità di adattamento rafforzata e sempre più selettiva. In questa traiettoria soprattutto nel terziario assisteremo a un’ulteriore spinta verso l’automazione e la digitalizzione dei processi produttivi e del marketing.

Ma considero ancora più sostanziale il cambio di ruolo che avranno rivenditori e retisti nella direzione di diventare i retailer di una nuova mobilità: quindi certamente carburanti alternativi (GPL, GNC, GNL, energia elettrica), ma anche nuovi servizi per la smart mobility in parte già noti, in parte da ancora da immaginare.

Alla sfida della riconversione industriale il settore si presenta con punti di forza ma anche molti punti di debolezza. Il ruolo crescente degli indipendenti nel mercato testimonia la presenza di un tessuto di piccole e medie imprese vitale, dinamico, relativamente in buona salute, che ancora ci crede e investe. Ma per converso denota un disimpegno delle major che porta con se il rischio di una frammentazione eccessiva dell’assetto industriale e proprietario dell’infrastruttura distributiva. Ciò rende la governance del settore sempre più difficile e accresce esponenzialmente la responsabilità di tutte le organizzazioni di rappresentanza del settore per cercare di dare una guida a un cambiamento che altrimenti può diventare travolgente.

In questo scenario considero prioritarie tre questioni che in misura e per ragioni diverse hanno a che fare con questa frammentazione e soprattutto con un grave deficit dell’azione politica nei confronti del settore specie negli ultimi anni: la lotta all’illegalità e alla concorrenza sleale, dare una traiettoria chiara e credibile alle politiche per la transizione energetica, sviluppare il potenziale di mercato del network degli indipendenti.

Come è cambiata invece Assopetroli?
In occasione del nostro settantesimo anniversario abbiamo ricevuto il messaggio di auguri di Carlo Sangalli, Presidente di Confcommercio. Oltre a ricordare i lunghi anni che hanno visto Assopetroli e Confcommercio lavorare fianco a fianco, Sangalli ha fatto un’interessante riflessione sulla responsabilità di essere “longevi, e non desueti”. Ecco, posso affermare con certezza che la nostra organizzazione si fa pienamente carico di questa responsabilità, non solo adattandosi ai cambiamenti, ma cercando di valorizzare ruolo e identità delle imprese associate, promuovendo una visione del futuro non solo difensiva ma propositiva rispetto alle sfide che ci riguardano.

Dal 2011 Assopetroli si è trasformata in Assopetroli-Assoenergia, per sancire anche un posizionamento chiaro sul tema dell’efficienza energetica negli usi finali, soprattutto del comparto residenziale, anticipando temi poi entrati prepotentemente nell’agenda energetica comunitaria e nazionale.

Nel corso degli anni siamo cambiati per restare sempre gli stessi: un punto di riferimento affidabile e qualificato per le imprese e per le Istituzioni. L’Associazione è riuscita a integrare al suo interno posizioni e interessi articolati, riuscendo a rappresentarli in modo unitario. Il nostro futuro è rafforzare questa funzione tentando di creare nuovo valore aggiunto per le PMI che, se aggregate in modo innovativo rispettandone l’indipendenza, possono rappresentare un attore di primo piano in questo scenario, direi soprattutto nel campo dell’innovazione e dei nuovi business.

Le adesioni crescenti degli ultimi anni sono un riconoscimento tangibile che Assopetroli-Assoenergia è riconosciuta in primo luogo dagli attori del mercato nel suo ruolo chiave di rappresentanza.

Quali sono i grandi temi su cui pensate di lavorare nei prossimi anni?La politica energetica del nostro Paese sta intraprendendo una transizione della quale è ancora difficile intravedere il credibile punto di arrivo. Quel che è certo è che le nostre aziende hanno una connaturata capacità adattiva e non vogliono restare intrappolate nella retroguardia.
Innovazione e offerta di servizi e prodotti per la mobilità a 360 gradi sono già oggi una priorità strategica. Nell’immediato poi accompagniamo l’innovazione e la digitalizzazione del processo distributivo e commerciale anche in chiave antifrode: la fatturazione elettronica entrata in vigore anticipatamente nel B2B della distribuzione carburanti scaturisce da un nostro preciso stimolo all’Amministrazione per potenziare il contrasto alle frodi IVA.

Credo che ciò rappresenti un esempio particolarmente significativo di cooperazione attiva tra il mondo delle imprese e l’Amministrazione finanziaria. Ma a riguardo va aggiunto che serpeggia tra gli operatori delusione per il risultato concreto di questo sforzo che, allo stato attuale, non si traduce appieno come accresciuta capacità dell’apparato statale di prevenire e contrastare il mercato parallelo. Su questo fronte ci si aspetta molto di più.

A ciò si accompagnano altri provvedimenti come la memorizzazione e trasmissione telematica dei corrispettivi, l’informatizzazione del registro di carico e scarico e del documento di accompagnamento della merce (DAS). Come sempre l’impegno di Assopetroli è concentrato nel rendere gli adempimenti proporzionati, efficaci, sostenibili per le PMI.

Difesa del mercato legale e semplificazione burocratica non sono in antitesi. Vanno combattuti appesantimenti burocratici inutili che operativamente finiscono per danneggiare soprattutto la categoria dei nostri operatori.

Parlando di “transizione energetica”, Assopetroli ritiene che si stia adottando un approccio troppo utopistico. Quale sarebbe l’atteggiamento giusto, in particolare in riferimento al settore carburanti?
Nel PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia Clima al 2030) così come anche nel dibattito recente sul Green New Deal del nuovo Governo mancano secondo noi elementi fattuali e di realismo. Temiamo molto la politicizzazione di un tema complesso come quello dell’energia e del clima che devono integrarsi appieno in una visione industriale, economica, sociale. Ciò preoccupa enormemente gli investitori e sta rallentando le decisioni dei consumatori, basti guardare l’andamento molto negativo delle immatricolazioni auto e il crollo del mercato usato, e delle imprese che, è bene ricordarlo sono il vero attore di questo cambiamento.

La credibilità della Politica in questo processo è un fattore chiave. Tutti gli investimenti sono a medio o lungo termine e il loro ritorno non può essere condizionato dagli umori di questa o quella maggioranza pro tempore.

L’impatto finanziario stimato per l’insieme delle policy contenute nell’attuale versione del Piano è stato stimato in 1.400 miliardi di euro. Parte rilevante del budget riguarda i trasporti.

Per cambiare paradigma e realizzare obiettivi così ambiziosi occorrono alcuni presupposti fondamentali: una governance centralizzata e integrata, un quadro normativo stabile e chiaro, una linea politica coerente, un approccio neutrale verso tutte le fonti e tecnologie che possono concorrere a traguardare l’obiettivo. L’approccio quindi deve essere rigoroso e basato sull’analisi sul ciclo di vita dei motori e dei vettori energetici. Purtroppo questi presupposti al momento mancano tutti.

Guardando al nostro comparto con realismo, e quindi davvero proattivi al cambiamento, riteniamo che la strada più veloce per ridurre le emissioni di carbonio nei trasporti sia valorizzare quei carburanti che sono più compatibili con l’infrastruttura distributiva esistente: quelli liquidi convenzionali sempre più avanzati, quelli di nuova generazione, tutti i gas in forma liquida o gassosa e completare l’offerta con una rete ben calibrata di ricarica elettrica. Su questo fronte va tenuto presente che il recharge dell’e-car sarà progressivamente sempre più veloce e ciò richiederà un’infrastruttura tecnicamente adeguata, non solo di ricarica ma anche di accumulo, che avrà caratteristiche poco compatibili col modello della ricarica su colonnina in garage o sotto casa.

Questa è la traiettoria che immaginiamo, la cui concretizzazione poggia interamente sulla capacità realizzativa delle imprese. Tutto questo è sottoposto a una condizione sospensiva generale, ovvero la convenienza a investire. La sfida vera che la Politica dovrebbe porsi è come creare un contesto davvero favorevole all’iniziativa d’impresa in modo da innescare un nuovo ciclo di consistenti investimenti.

Assopetroli-Assoenergia ha aderito di recente in qualità di socio al Coordinamento Free. Un passo significativo….
Un passo significativo, sì, come lo è stato anche il nostro ingresso in Motus-E per lo sviluppo dell’elettromobilità. Come ho spiegato si tratta di scelte più naturali di quanto possa sembrare se calate su una realtà imprenditoriale come la nostra. Gran parte degli operatori si sforza di interpretare il cambiamento del mercato guardando alla rete del domani già aprendosi alla dimensione dell’efficienza energetica non più solo nel residenziale ma anche nei trasporti.
Il network del Coordinamento Free, così come Motus-E, si sono dimostrate realtà aperte a ricevere il nostro contributo. Per noi rappresentano opportunità per avere nuove chiavi di lettura della transizione ed un aiuto a definire nuovi modelli tecnici e di business. Ciò senza modificare né indebolire la nostra ferma convinzione sulla necessità di governare la transizione energetica in modo non dirigistico ma in base al criterio della neutralità tecnologica.

All’interno dell’associazione riscontrate un buon livello di collaborazione e scambio di informazioni tra le aziende iscritte? Siete soddisfatti? Si può fare di più?
Si può sempre fare di più, ma abbiamo un numero davvero consistente di imprenditori che partecipano assiduamente e attivamente al lavoro e al confronto interno. Molti nostri imprenditori, non solo il gruppo dirigente, credono che ciò rappresenti un investimento fondamentale per capire, conoscere, scegliere al meglio per il proprio futuro, non solo per difendere rendite di posizione acquisite.

Il lavoro è sviluppato nei coordinamenti territoriali e a livello centrale nei tre settori di riferimento: Rete, Extrarete, Efficienza energetica. A ciò si uniscono vari gruppi di lavoro specifici aperti alla partecipazione di tutti gli interessati.

Per Statuto, ogni decisione che impatta sull’attività delle aziende è vagliata ed approvata dagli organi associativi che, nel nostro caso, rappresentano una vasta rappresentanza territoriale, oltreché un’eterogenea dimensione aziendale. Questo permette di fare sintesi generalmente addirittura per consenso, sulle questioni più controverse comunque ad amplissima maggioranza.

L’obiettivo a cui tendere è allargare sempre più la base associativa e stimolare il coinvolgimento degli associati anche con l’aiuto dei nuovi strumenti di comunicazione: videoconferenze, newsletter periodiche, social networks, webinar sono ormai gli strumenti ai quali ricorriamo spesso per raggiungere gli associati in modo capillare.

I vostri associati rappresentano il 55% degli impianti della rete. Come contate di far pesare questi numeri nelle relazioni con gli operatori e con le istituzioni?
Con l’ingresso in associazione di realtà importanti come solo ad esempio Retitalia o più recentemente Euro Garages siamo certamente l’associazione più rappresentativa della distribuzione carburanti per la parte non riconducibile alle majors. E’ un traguardo significativo ma soprattutto una grande responsabilità in una fase complicata come quella che attraversa il settore. Tutto questo poggia su un patrimonio di credibilità che abbiamo ereditato dai predecessori e che dobbiamo preservare per la dirigenza di domani.

Per fronteggiare il fenomeno dell’illegalità, Assopetroli ha proposto di applicare al settore dei carburanti la reverse charge, che trasferirebbe in capo ai gestori l’obbligo di pagare l’Iva. In che modo questo meccanismo aiuterebbe a debellare l’illegalità?
Il nostro apporto a una strategia organica di contrasto all’illegalità è ampio e molto più consistente della sola questione del RC. Nei quasi cinque anni di lavoro su questo dossier molte analisi e proposte di Assopetroli sono confluite in provvedimenti di legge e nuove prassi. Lo testimoniano innumerevoli confronti istituzionali e soprattutto due leggi di bilancio 2017 e 2018 che hanno innovato significativamente la normativa antifrode del settore. Questo impegno è riportato nono solo nella cronaca ma perfino negli atti parlamentari.

Il problema resta tuttavia in larga parte irrisolto per molte ragioni tra cui l’alto grado di complessità del fenomeno, la capacità dei missing trader di predisporre contromisure rapide che hanno fortemente ridotto l’effetto delle disposizioni messe in campo, la parzialità e lentezza della risposta complessiva dell’apparato statale di repressione e controllo. Ciò dovrebbe portare a considerare seriamente l’applicazione del reverse charge alla distribuzione carburanti auto, in quanto meccanismo di risposta rapida previsto dalla normativa comunitaria.

In tal caso l’imposta verrebbe di fatto neutralizzata in tutta la filiera commerciale, fino alla vendita al distributore di carburante. All’atto della cessione al consumatore finale l’IVA verrebbe applicata e, dunque, incassata dai singoli gestori e dagli stessi versata, su base mensile o trimestrale. In questo modo verrebbe meno l’evasione dell’IVA nella parte alta della filiera dove oggi è concentrata, in quanto, non esistendo l’imposta nelle transazioni commerciali, non può essere materialmente evasa.

A fronte di questa misura emergenziale, i rischi sarebbero a nostro avviso contenibili, dal momento che gli esercenti che pure sono numerosi, sono conosciuti e autorizzati dall’amministrazione e il valore dell’IVA nella disponibilità del singolo gestore sarebbe assai ridotto se paragonato ai quantitativi movimentati nella parte alta della filiera.

Ciò detto il RC resta una questione tecnica e legislativa, non un dogma. Pur convinti della sua potenziale efficacia e non cessando il confronto istituzionale sul merito, teniamo conto con pragmatismo non solo del nostro contesto di mercato specifico, ma anche di aspetti sovraordinati tra cui l’orientamento negativo espresso recentemente dalla Commissione UE sul caso analogo della Lituania.

Sul punto è rilevante che tra i compiti affidati al nuovo Commissario europeo Gentiloni vi sia anche la riforma urgente del sistema dell’IVA per renderlo “a prova di frode”, ciò che ribadisce la vulnerabilità dell’attuale regime transitorio dell’IVA, il cui superamento è diventato ormai un’urgenza comunitaria.

Tuttavia sia l’UP sia i gestori sono contrari al reverse charge. Come se ne esce?
Darei una risposta pragmatica cercando di proporre ciò che è fattibile entro fine anno in questa sessione di bilancio. Il RC, ove mai condiviso, richiederebbe comunque un iter di approvazione comunitaria non breve e dall’esito incerto. Intanto quindi tenterei di convergere su proposte efficaci di minore complessità. Assopetroli ritiene necessario e urgente interdire lungo tutta la filiera distributiva dei carburanti l’uso delle cosiddette lettere d’intento che consentono, spesso abusivamente, di acquistare i prodotti in esenzione IVA e così realizzare il salto fraudolento dell’imposta. E’ una misura certamente utile, peraltro già condivisa col precedente esecutivo, anche se poi non è stata finalizzata nel lavoro parlamentare. E’ una proposta efficace su cui è ragionevole supporre un consenso esteso e trasversale.