Mercoledì alle 10 la commissione Industria del Senato esamina il Ddl delega per gli incentivi alle imprese. Alle 11 l’assemblea della Camera inizia la discussione della mozione Cappelletti su Pnrr e RepowerEU. Sempre alle 11, la commissione Bilancio del Senato esamina il Documento di economia e finanza. A partire dalle 12, l’assemblea del Senato si riunisce per ascoltare il ministro per il Pnrr Fitto sull’attuazione e la governance del Piano di ripresa e per esaminare il Documento di economia e finanza. Alle 13:30 la commissione Bilancio della Camera esamina il Documento di economia e finanza. Alle 13:30 le commissioni Finanze e Affari sociali della Camera riprendono l’esame del DL Bollette. Alle 13:45 la commissione Finanze esamina il Ddl delega per la riforma fiscale. Alle 13:30 la commissione Attività produttive della Camera ascolta Faib e Assopetroli sulle risoluzioni PD e M5S sulla rete carburanti. Il ministero dell’Ambiente ha respinto la richiesta di Energean di prorogare la Via rilasciata nel 2015 al progetto di 8 nuovi pozzi nel giacimento petrolifero Vega B nel Canale di Sicilia, bloccando così lo sviluppo che non era potuto partire nei tempi previsti per via di un contenzioso al Tar. “Il fotovoltaico nulla porta agli interessi economico-sociali della Sicilia”. Così si è espresso qualche giorno fa il presidente della Regione Sicilia Renato Schifani, annunciando l’intenzione di sospendere, entro un lasso di tempo comunque non definito, il rilascio di nuove autorizzazioni uniche in Sicilia. Comprensibilmente le dichiarazioni hanno suscitato un forte allarme nel settore, anche se le parole di Schifani sono state ricalibrate in una successiva e più sfumata precisazione. La Sicilia rappresenta oggi il primo mercato italiano nello sviluppo di impianti fotovoltaici, invero con apprezzabili esiti anche in termini di rilascio di autorizzazioni: secondo dati Elemens e dell’Osservatorio RE.gions2030, nel 2023 la regione governata da Schifani (e precedentemente dall’esponente di Fratelli d’Italia Musumeci, oggi ministro per la Protezione civile e le politiche del mare) ha già autorizzato progetti solari per 1.063 MW (l’86% dell’intero autorizzato nazionale, una quota più che ragguardevole).
POLICY FOCUS – EUROPA
Oggi a Bruxelles è stato firmato un accordo tra Unione europea e Norvegia, nell’ambito del Green Deal europeo, per rafforzare l’azione congiunta per il clima, la protezione dell’ambiente e la cooperazione per l’energia pulita e la transizione industriale. La Green Alliance, secondo la presidente Von der Leyen, è un partenariato ad alto livello per il clima e l’energia molto ambizioso. È il secondo nel suo genere, il primo è stato col Giappone nel 2021. I leader dei Paesi europei che si affacciano sul Mare del Nord si impegnano a espandere la produzione di energia rinnovabile nella regione per rafforzare la sicurezza energetica, in occasione di un vertice che si è tenuto a Ostenda, in Belgio. Sette Paesi dell’Unione Europea, tra cui Francia, Germania e Paesi Bassi, oltre a Norvegia e Regno Unito, si impegneranno a costruire rapidamente parchi eolici, a sviluppare “isole energetiche” – o siti di generazione rinnovabile collegati in mare – e a lavorare su progetti di cattura del carbonio e idrogeno rinnovabile nella regione. L’istituzione di un fondo sovrano europeo per sostenere gli Stati membri nell’aiuto alle imprese; non passare dalla dipendenza dal gas russo a quello dalla tecnologia e dalle materie prime cinesi; un focus sulla criticità di approvvigionamento delle materie e sulla possibilità di estrazione e lavorazione nel territorio europeo; un maggior lavoro sui sistemi di cattura di CO2 e sul regolamento sui crediti di carbonio agro forestali; su tutto, l’appello a produrre di più e meglio, e un secco no alla decrescita: questi i temi centrali dell’intervento del senatore di Fratelli d’Italia Luca De Carlo, presidente della IX Commissione – Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, alla “Conferenza interparlamentare sulle sfide e le opportunità per il futuro approvvigionamento energetico dell’Unione Europea”, in corso oggi a Stoccolma.“L’indipendenza o la maggiore autonomia energetica devono essere certamente un obbiettivo, ma non possono diventarlo sulle spalle delle imprese italiane”, ha detto De Carlo. “Serve quindi un fondo sovrano europeo che consenta agli stati di sostenere le proprie imprese in questa transizione. Dobbiamo poi stare attenti a non passare dalla dipendenza dalla Russia e il suo gas a una dipendenza dalla Cina, che oggi è proprietaria non solo delle principali tecnologie, ma anche delle materie prime per realizzare le strumentazioni per la produzione di energie rinnovabili”.Focus poi sulle emissioni di CO2: “Certamente vanno ridotte, ma va implementata la ricerca sulle tecnologie per la loro cattura: l’Italia con la creazione del registro dei crediti di carbonio agroforestali sta lavorando duramente e seriamente in questo senso, remunerando chi in agricoltura e nei servizi forestali con il proprio operato consente da sempre la cattura di queste emissioni”.
POLICY FOCUS – MERCATI
Scendono con forza i prezzi dei carburanti alla pompa, nonostante il rimbalzo delle quotazioni dei prodotti raffinati. Brent in calo a 80 dollari. Media nazionale della benzina in “fai da te” sotto 1,88 euro/litro, gasolio sotto 1,75. Il progetto di conversione della raffineria di Livorno in bioraffineria sta per entrare nel vivo, ora che la fase di progettazione autorizzazione e approvvigionamenti è in fase avanzata. Secondo quanto scrive oggi il Tirreno, il progetto sarà terminato a fine del 2025, dopo 20 mesi dall’accensione delle ruspe, e costerà 420 milioni di euro, dando lavoro a 500 persone. Al suo interno si produrrà diesel, nafta e gpl green, lavorando oli esausti e scarti vegetali che arriveranno soprattutto via mare. Nel corso di un’intervista sul Secolo XIX a Marco Fiori, amministratore delegato del gruppo genovese Premuda, è emerso che almeno 1000 petroliere dark stanno operando sul mercato grigio, cioè prendono il greggio dalla Russia e lo portano a raffinare in paesi che non riconoscono le sanzioni alla Russia ma vendono il prodotto all’Occidente, cioè Cina e India. Anche se contraria allo spirito delle sanzioni, e quindi rifiutata dal gruppo Premuda, la pratica non è tecnicamente illegale – spiega Fiori – ma nel momento in cui si ristabilirà la pace nessuna compagnia vorrà più utilizzare queste unità, che peraltro sono tutte piuttosto datate. “Questo porterà a una pulizia notevole del mercato, consentendo al settore di avere gambe ancora per un bel po’”, continua il manager. La flotta di Premuda è di 29 navi, dall’età media di 10 anni.