Nonostante il crollo del costo del petrolio, i prezzi della benzina in Italia si mostrano particolarmente rapidi nello scendere: al di là della condotta delle compagnie petrolifere, a gravare in maniera decisamente pesante sui prezzi alla pompa sono soprattutto le accise. Esiste ancora la convinzione che al ribasso del barile debba necessariamente corrispondere una significativa, quando non addirittura pari, riduzione del prezzo alla pompa, come ci illustra Martino Landi, Presidente Faib – Federazione autonoma italiana Benzinai, facente parte della Confesercenti. E’ evidente che in questa convinzione gioca un ruolo fondamentale la sottovalutazione del peso delle accise e dell’IVA sulla formazione del prezzo finale. Occorre infatti prima di tutto tenere in evidenza il dato dell’incomprimibilità di alcune voci della componente dei costi della benzina e del gasolio.
-Innanzitutto le accise e l’IVA che da sole coprono all’incirca il 70% del costo medio dei prodotti petroliferi e sono fissi, insensibili alle variazioni del prezzo del barile le accise.
-Stesso discorso per il costo industriale, per il quale alcune componenti sono fisse e concernono i costi della logistica e del funzionamento e il costo del lavoro e degli occupati lungo tutta la filiera petrolifera. Anche questi sono costi insensibili alle variazioni dell’andamento del greggio in quanto operano in applicazione di contratti collettivi di lavoro.
-La parte variabile è esclusivamente quella legata da un lato al prezzo d’acquisto della materia prima che copre appena il 20% e in quota parte al margine lordo che in ogni caso è rimesso alle capacità concorrenziali degli attori della filiera.
In tal senso il Governo non può fissare per Decreto il prezzo della benzina, ma può certamente intervenire sterilizzando l’IVA (che da sola incide per il 18%) e intervenendo sulle accise.
Le accise e IVA, sono praticamente insensibili alle variazioni delle quotazioni del petrolio. Tanto che, per assurdo, anche se i Paesi produttori ci regalassero la materia prima, un litro di verde costerebbe comunque agli italiani 1,083 euro, un litro di gasolio 0,965 euro. In abito europeo l’Italia si posiziona seconda subito dopo il Regno Unito per la tassazione sul diesel, e terza per quella sulla benzina, dopo Olanda e Regno Unito.
Secondo Faib Confesercenti, sarebbe utile legare le accise al costo effettivo della materia prima,introducendo un meccanismo di flessibilità che permetta di riflettere le variazioni delle quotazioni del greggio. In questo modo, anche in Italia, si potrà finalmente approfittare pienamente delle possibilità di risparmio che il calo del costo del petrolio può aprire per i consumatori e per tutta l’economia.
Accise ancora vigenti
Ecco un’elencazione completa delle accise ancora vigenti (le cifre in lire sono convertite per comodità in euro):
• € 0,000981: finanziamento della guerra d’Etiopia del 1935-1936;
• € 0,00723: finanziamento della crisi di Suez del 1956;
• € 0,00516: ricostruzione post disastro del Vajont del 1963;
• € 0,00516: ricostruzione post alluvione di Firenze del 1966;
• € 0,00516: ricostruzione post terremoto del Belice del 1968;
• € 0,0511: ricostruzione post terremoto del Friuli del 1976;
• € 0,0387: ricostruzione post terremoto dell’Irpinia del 1980;
• € 0,106: finanziamento della guerra in Libano del 1983;
• € 0,0114: finanziamento della missione in Bosnia del 1996;
• € 0,02: rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004;
• € 0,005: acquisto di autobus ecologici nel 2005;
• € 0,0051: terremoto dell’Aquila del 2009;
• € 0,0073: finanziamento della manutenzione e la conservazione dei beni culturali, di enti ed istituzioni culturali nel 2011;
• € 0,04: arrivo di immigrati dopo la crisi libica del 2011;
• € 0,0089: alluvione in Liguria e Toscana nel novembre 2011;
• € 0,082 (€ 0,113 sul diesel): decreto “Salva Italia” nel dicembre 2011;
• € 0,02: finanziamento post terremoti dell’Emilia del 2012.
In queste tabelle è possibile verificare le varie componenti del prezzo finale della benzina e del diesel
Pubblicato da Rai Economia
Vai al video dell’intervista a questo link