Assopetroli: “Coinvolto il 15% dei prodotti immessi in consumo”. Primo fattore di rischio “l’elevata pressione fiscale”. Mercoledì l’assemblea dell’associazione a Roma
Il 15% dei prodotti petroliferi immessi in consumo è “distratto” sul mercato parallelo, con frodi fiscali che generano un’evasione Iva stimata in oltre 2 miliardi di euro: il dato emerge dalla relazione annuale di Assopetroli Assoenergia che sarà illustrata mercoledì alla 68a assemblea generale dell’associazione a Roma.
“Diversi” secondo Assopetroli i “fattori di rischio” alla base dell’illegalità nel settore, partendo dall’assunto che “i carburanti sono beni di larghissimo consumo”: un mercato “assai ampio” quindi che rappresenta “un’opportunità di profitto per la criminalità ordinaria e la criminalità organizzata”. Al centro del fenomeno c’è “anzitutto” per Assopetroli “l’elevata pressione fiscale”. A pesare c’è poi pure la “facilità di reperire i prodotti nel mercato interno e nel mercato estero”, ciò anche “a causa dell’instabilità geopolitica dell’area del Medio Oriente e del Nord Africa”. Non solo però, perché come rimarca ancora l’associazione “sulle irregolarità incide la marcata frammentazione e ipertrofia della rete distributiva”, nonché “la difficoltà dei controlli nei confronti di una vasta platea di operatori”, sia quelli “stabilmente insediati” sia quelli “nuovi entrati”.
Assopetroli rileva che nel 2016 sono stati immessi in consumo 53 mld kg di carburanti che, convertiti a una densità media di 0,8 equivalgono a 66 mld litri. “Da un confronto con gli operatori”, afferma l’associazione, “è realisticamente stimabile che circa il 15% dell’immesso in consumo, pari a 10 mld litri, sia distratto sul mercato parallelo in frode Iva”. Con un valore forfettario di 1 euro per litro, risulta quindi “un giro d’affari irregolare pari a 10 mld €, che determinano un’evasione di imposta sul valore aggiunto per oltre 2 mld”. Un valore analogo al danno per l’Erario indicato dal presidente dell’Unione Petrolifera, Claudio Spinaci, che la scorsa settimana all’assemblea dell’associazione ha parlato di una quota “illegale” di prodotto venduto di “almeno il 10%”, identificando proprio nelle frodi il principale ostacolo alla razionalizzazione della rete.
Infine, Assopetroli osserva che la tassazione arriva al 67% del prezzo finale della benzina e al 64% del diesel. Per la verde, insiste l’associazione, su un prezzo per litro di 1,490 euro, la componente fiscale arriva a 0,997 euro tra le accise (49% del prezzo) e Iva (18% del prezzo), mentre il prezzo industriale è pari ad appena 0,0493 euro. Per il gasolio, su un prezzo per litro di 1,342 euro, la componente fiscale arriva a 0,860 euro tra le accise (46% del prezzo) e Iva (18% del prezzo), mentre il prezzo industriale è pari ad appena 0,0482 euro.
Articolo pubblicato da Quotidiano Energia il 3 luglio 2017