Il presidente Rossetti a QE: “Chiarire la norma del DL Bollette. Svantaggio fiscale pesantissimo per le imprese, spesa in aumento del 20% per i consumatori”
Serve chiarezza sull’agevolazione Iva per il gas nell’ambito del Contratto Servizio Energia (Cse). A sottolinearlo il presidente di Assopetroli-Assoenergia, Andrea Rossetti, che, parlando con QE, evidenzia come ci sia il rischio di uno “svantaggio fiscale pesantissimo” per le aziende che propongono questo tipo di contratto, così come per i consumatori che lo hanno sottoscritto.
Tutto parte con il DL Bollette approvato a settembre e appena convertito in legge, con cui il Governo ha disposto una riduzione al 5% dell’aliquota Iva sul gas per gli usi civili e industriali fino a dicembre. La norma però, precisa Rossetti, non ha “chiaramente incluso” il Cse.
Si tratta di un contratto Epc (Energy Performance Contract) che punta a “garantire un risultato in termini di efficienza energetica nel riscaldamento delle abitazioni”, spiega il presidente. Le imprese specializzate che lo offrono infatti, si preoccupano di “migliorare le condizioni degli impianti con investimenti diretti” al fine di “produrre calore con meno, combattere gli sprechi, diminuire le emissioni climalteranti”.
In sostanza l’azienda energetica “acquista i combustibili” e li utilizza in modo da tale da ridurre al massimo l’inefficienza. “In questa maniera – specifica Rossetti – si perseguono obiettivi misurabili di risparmio e proprio dal risparmio ottenuto deriva una parte fondamentale della remunerazione dell’impresa”. Una formula insomma che promuove “l’efficienza energetica e la decarbonizzazione del settore residenziale”.
Eppure nel DL Bollette non c’è un richiamo esplicito al Contratto Servizio Energia. “Per come è attualmente scritta la norma – continua il presidente di Assopetroli – i consumatori allacciati alla rete gas” hanno “un’agevolazione fiscale chiara e certa”, mentre gli utenti che usano “lo stesso gas”, ma nell’ambito di un Cse, “sono lasciati nel dubbio” sulla possibilità di usufruire o meno della diminuzione dell’aliquota.
Rossetti definisce la circostanza come “un’irrazionalità paradossale”, causata da un intervento “poco coordinato”. Il rischio identificato dall’associazione è quello di penalizzare e mettere “irrimediabilmente fuori mercato” una forma “di consumo virtuoso”, danneggiando cittadini e imprese “ambientalmente responsabili”.
L’attuale quadro legislativo determina infatti “uno svantaggio fiscale pesantissimo”: sulla “semplice” fornitura di gas c’è il 5% di Iva, mentre chi ha un Contratto Servizio Energia paga “l’aliquota al 22%”. Così facendo, sottolinea il presidente, “si sfavorisce, anziché agevolare, le forme di consumo energetico responsabili”.
Più concretamente, i condomini e le PA che hanno sottoscritto un Cse hanno “bollette più care del 20%”, mentre per le aziende energetiche c’è un effetto “duplice”: da un lato una “distorsione della concorrenza”, con le società attive sull’efficienza che rimangono “spiazzate”; dall’altro sorgono “una serie di problematiche amministrative e finanziarie legate proprio alla gestione dei pagamenti Iva”, prosegue Rossetti.
Per risolvere la situazione, puntualizza ancora il presidente, “va chiarito immediatamente che il Contratto di Servizio Energia è incluso, come la logica dice, nella misura che prevede l’Iva al 5%”. Questo “coordinamento normativo” non comporta inoltre “maggiori oneri per lo Stato”: un mancato intervento sarebbe dunque “incomprensibile”, perché andrebbe a pregiudicare uno “strumento che traguarda a un residenziale low carbon in sinergia col Superbonus”.
Rossetti afferma poi che Assopetroli ha già illustrato la questione ai partiti, trovando “ampissima condivisione”, ma che adesso “contano i fatti”. Sul tema sono stati presentati alcuni emendamenti al Ddl di Bilancio, finalizzati proprio a specificare che l’agevolazione Iva debba essere applicata anche ai Cse. Alcuni lo fanno “in via diretta”, altri attraverso meccanismi “meno lineari di perequazione compensativa”.
In termini tecnici, dice il presidente, andrebbe adottato il “principio dell’Iva prevalente”: le aziende energetiche stanno pagando un’aliquota del 5% sull’acquisto del gas. Dovrebbero quindi rivendere il prodotto con la stessa percentuale di tassazione e non, come sta avvenendo in un quadro di incertezza, al 22%.
“Al di là della forma – conclude Rossetti – esortiamo il Governo a cogliere la rilevanza del problema e porre rimedio al più presto al danno grave che rischiano di subire cittadini e imprese del settore”.