Un settore vivo e vitale che guarda con interesse agli sviluppi attesi nel settore della mobilità, ma che è alle prese soprattutto con la gestione del presente e del futuro prossimo, in condizioni difficili e spesso nel disinteresse – quando non nell’ostilità – dell’opinione pubblica.
Il mondo della distribuzione carburanti si è ritrovato questa settimana all’appuntamento annuale di Oil&nonOil a Verona, lanciando alcuni messaggi forti e chiari e provando, come non accadeva da qualche tempo, a dettare l’agenda del dibattito pubblico. Segno della ritrovata consapevolezza di un ruolo spesso messo in discussione ma assolutamente necessario.
Decine i convegni e seminari che si sono svolti nella tre giorni, diverso il grado di interesse suscitato nell’uditorio. L’urgenza della gestione “ordinaria” dell’attività ha fatto premio sulla prefigurazione – pure interessante – di scenari e prospettive future o futuribili, tanto che l’evento sull’inquadramento fiscale degli accettatori di banconote negli impianti self service ha oscurato, quanto a numero di partecipanti, quello di apertura sulla rete di domani (elettricità, gas, idrogeno, mobilità condivisa).
Altrettanta attenzione è stata dedicata al tema dell’illegalità (oggetto di due eventi nell’ultima giornata della kermesse), all’iniziativa di Assopetroli sul gasolio riscaldamento e a problemi e prospettive della distribuzione di metano e del Gnl.
Il messaggio “politico” più chiaro è venuto dall’evento Assopetroli: la denuncia di iniziative approssimative e non coordinate, che, ad esempio, annullano gli effetti di decenni di evoluzione di carburanti e combustibili incentivando la biomassa “tal quale”. Non è un caso che la richiesta di adottare una visione di insieme emerga dal settore petrolifero: un settore che dispone delle risorse (imprenditoriali, economiche, gestionali, tecniche, culturali) per affrontare problemi complessi e assumersi responsabilità precise, nel senso della sicurezza degli approvvigionamenti, della qualità del servizio e della sicurezza personale. Un contributo di competenza ed esperienza che rischia di essere dilapidato per dare ascolto alle sirene di un ambientalismo pigro e astratto che ha però una forte presa sull’opinione pubblica e, di riflesso, sulla politica.
Il problema delle politiche contraddittorie e penalizzanti riguarda anche (e forse ancora di più) l’anello industriale della filiera, dall’estrazione delle materie prime alla raffinazione alla logistica. Un settore che ha investito in tecnologia e innovazione ma che ora è messo a dura prova dalla disparità delle condizioni rispetto alla concorrenza internazionale. Un punto su cui è emerso chiaramente negli ultimi mesi l’allarme lanciato a più riprese dall’Unione Petrolifera sulla sicurezza degli approvvigionamenti.
Proprio per il ruolo centrale che il settore continua a giocare nel Paese, e per il conseguente carico di responsabilità, risulta sempre più incongrua la circostanza che vede allargarsi sempre di più il fenomeno dell’illegalità. Un settore così strategico come quello dei carburanti non può permettersi di abbandonare alla cancrena dell’illegalità fette sempre più ampie di mercato. Non sembra più rinviabile l’esigenza per tutte le articolazioni della filiera di mettere in atto un’operazione di chiarezza al proprio interno.
Gli interventi legislativi e amministrativi sono auspicabili e necessari, e proprio ieri si è portato a casa un primo risultato concreto con alcune misure ormai inserite all’interno del disegno di legge di Stabilità.
Ma se il settore non riesce a emendarsi da sé, il rischio è quello di introdurre nuovi aggravi che rischiano di penalizzare proprio chi opera nella legalità. Il lavoro di individuazione delle sacche di illegalità e di emarginazione degli operatori che stanno guastando il mercato è difficile ma necessario. L’amministrazione e la magistratura hanno i propri mezzi e i propri tempi. Ma il mondo imprenditoriale e associativo è chiamato in causa direttamente, per quanto la questione sia complessa e delicata. L’auspicio emerge da ogni conciliabolo, da ogni scambio con operatori di tutte le articolazioni della filiera. Venire allo scoperto e alzare la voce. Questo chiedono in tanti.
Pubblicato dalla Staffetta Quotidiana il 14 ottobre