Articolo del 2 marzo 2021
Gli interessi delle mafie per rifiuti, bioenergie e carburanti, i nodi del Mediterraneo orientale, della decarbonizzazione e degli attacchi cibernetici
Grazie alla contrazione dei consumi energetici, causata dalla pandemia di Covid, e all’aumento dell’offerta di petrolio, nel 2020 si sono ridotti i rischi per la sicurezza energetica nazionale. È quanto emerge dalla relazione annuale “sulla politica dell’informazione per la sicurezza”, elaborata dal comparto di intelligence del Dis, Aise e Aisi. Nella relazione, pubblicata ieri, è stata dedicata particolare attenzione anche all’area del “Bacino del Levante”, dove sta aumentando l’antagonismo tra i paesi rivieraschi per accaparrarsi le risorse energetiche offshore. Non è mancato poi un accenno all’attività delle organizzazioni criminali italiane, sempre più impegnate nel campo della green economy e della filiera degli idrocarburi.
Partendo dagli effetti della crisi pandemica, in ambito energetico “è stata particolarmente colpita la domanda petrolifera, ridottasi di circa il 15% a causa delle misure di contenimento della mobilità, e quella di gas naturale, calata del 5% in ragione della parallela riduzione del fabbisogno elettrico”. Per quanto riguarda invece “i mercati internazionali di idrocarburi, da cui l’economia italiana dipende, il 2020 si è caratterizzato per un eccesso strutturale di offerta, che ha avuto il duplice effetto di contenere il costo delle materie prime, con ricadute positive sul saldo commerciale, e al contempo di aumentare la ridondanza delle forniture, comprimendo le potenziali implicazioni negative di qualunque interruzione dei flussi provenienti da un singolo fornitore”. L’entrata in funzione del Tap ha inoltre permesso di diversificare le forniture nel settore del gas, aumentando la capacità dell’Italia di accedere ai mercati internazionali di energia. In questo contesto, è stato evidenziato nella relazione, l’azione dell’intelligence non ha comunque trascurato una prospettiva di più lungo periodo, monitorando i “possibili impatti sulla sicurezza nazionale del processo di decarbonizzazione dell’economia europea, sia sotto il profilo della stabilità e affidabilità dell’approvvigionamento energetico, sia con riferimento alle sfide poste alla competitività del sistema produttivo, a fronte dei mutamenti nei paradigmi tecnologici dei principali comparti industriali nazionali”.
Dal punto di vista internazionale, la relazione si è concentrata sulle dinamiche incidenti nell’area del Mediterraneo, dove è aumentata la “competizione tra diversi attori” per sfruttare le risorse energetiche off-shore nel “Bacino del Levante”. Questa regione, ha chiarito la relazione, “appare ormai ridefinita da logiche di agguerrito antagonismo” tra player rivieraschi, con la Turchia “che ha contestato i criteri internazionali di ripartizione delle Zone Economiche Esclusive dell’area, anche alla luce del rinvenimento di importanti giacimenti gasiferi nelle acque di Egitto, Israele e Cipro”. Non è un caso, ha puntualizzato la relazione, che nel gennaio 2020 è stato creato “l’East Mediterranean Gas Forum, organizzazione regionale (alla quale partecipano, oltre all’Italia, Cipro, Egitto, Grecia, Israele, Giordania e Autorità Nazionale Palestinese) intesa a promuovere la cooperazione nel settore del gas tra i Paesi che affacciano sul Mediterraneo Orientale” (v. Staffetta 24/02).
Il settore energetico non è stato poi risparmiato dagli attacchi cibernetici. Il 2% delle incursioni hacker ha infatti riguardato il comparto dell’energia, colpendo in particolare le amministrazioni locali e i ministeri titolari delle funzioni critiche. “All’hacktivismo – ha puntualizzato la relazione – sono state ascritte anche le incursioni digitali nei confronti di operatori privati impegnati, a vario titolo, nel processo di estrazione e raffinazione degli idrocarburi, poste in essere nell’ambito della mobilitazione OpLucania”. Per quanto riguarda infine le organizzazioni criminali nazionali, l’intelligence ha sottolineato l’interesse della ‘ndrangheta nei settori dei rifiuti e delle bioenergie, “rispetto al quale i sodalizi mirerebbero ad acquisire il controllo della relativa filiera, seguendo schemi di ingerenza consolidati che assicurano ingenti profitti a fronte di un minore rischio repressivo”. Con riferimento invece a Cosa nostra sono stati confermati i “tradizionali affari illeciti”, che abbracciano anche il “contrabbando di idrocarburi”.