Confronto di opinioni all’assemblea di Assopetroli
È tutt’altro che ottimistico il quadro che emerge dall’assemblea Assopetroli di mercoledì scorso. Le frodi Iva continuano a impazzare, i rimedi introdotti con il decreto fiscale e la legge di Bilancio non hanno colpito il cuore del problema e sul reverse charge non c’è accordo nella filiera. Per le notizie sul tavolo Mef , per la relazione di Rossetti e per l’intervento del sostituto procuratore antimafia Giovanni Russo.
Il tema dell’illegalità è stato il protagonista assoluto dell’evento organizzato mercoledì da Assopetroli in occasione della 68° assemblea annuale. In particolare nella declinazione delle frodi Iva. Problema secondo alcuni ancora in crescita nonostante le nuove norme, e che sta spingendo sul lastrico tante piccole e medie imprese della distribuzione. Problema per il quale la soluzione sembra però ancora lontana, con Assopetroli che spinge per l’applicazione del “reverse charge”, cioè dando ai gestori l’onere del versamento dell’Iva. Idea su cui il vice ministro Casero ha manifestato un’apertura, subito “freddata” dalle considerazioni dell’Agenzia delle Entrate e, soprattutto, per nulla apprezzata dai rappresentanti dell’Unione Petrolifera presenti in sala perché moltiplicherebbe il numero dei soggetti da controllare rendendo ancora più grave il problema – e per questo UP sta pensando piuttosto a uno spostamento “a monte” dell’onere.
Il vice ministro dell’Economia Luigi Casero ha tenuto a sottolineare di avere “diversi impegni in agenda ma, ha detto, “ho deciso di partecipare a questo evento per come l’associazione sta impostando i problema e per interesse scientifico. Questo – ha aggiunto – è un settore ad altissima tassazione, e il problema della legalità è quindi strettamente collegato a quello della concorrenza: la frode fiscale uccide le imprese sane. E questo rischia di diventare un settore ad elevata infiltrazione. È la prima volta – ha proseguito – che un settore produttivo ci dice “fateci pagare le tasse”. Un approccio che peraltro combacia con quello della delega fiscale, e cioè non di andare a punire i micro-errori del contribuente ma di concentrarsi sulle frodi e di utilizzare il contrasto all’evasione come un’arma per favorire e non per penalizzare le imprese”.
Il generale Stefano Screpanti, Capo Reparto Operazioni del Comando Generale della Guardia di Finanza, ha sottolineato che “l’infiltrazione della criminalità organizzata nel settore appartiene alla storia: diverse famiglie mafiose sono state molto attive nella distribuzione carburanti in Sicilia, Calabria, Campania. Lo strumento più efficace per contrastare le frodi – ha aggiunto – sono le indagini di polizia giudiziaria”. Screpanti ha quindi fatto una panoramica delle fattispecie di reato e delle principali operazioni degli ultimi mesi (da Trani a Catania, da Udine a Venezia a Trapani, v. allegato), sottolineando un’evoluzione recente del fenomeno dell’importazione illegale, e cioè l’importazione illegale di prodotto via treno.
Il direttore dell’Agenzia delle Dogane Giuseppe Peleggi si è soffermato sul fatto che il sistema fiscale non è armonizzato in Europa. E che, ad esempio, lo “sconto” sull’accisa sul gasolio per gli autotrasportatori in Italia è una parziale compensazione nei confronti dei trasportatori esteri per il fatto che in Italia servono 74 documenti di trasporto e del fatto che in tutti i Paesi europei il gasolio commerciale ha una tassazione diversa. “Io – ha aggiunto – ho proposto una norma che impone la tracciabilità di bettoline e autobotti. Il tracciamento delle autobotti d’altronde già lo avete, ma l’idea è quella di costruire uno standard per il tracciamento satellitare, senza costi aggiunti i per le imprese e soprattutto con una singola comunicazione dei dati (Once)”. Peleggi ha poi avvertito di fare attenzione alle stime sull’evasione perché sono un buon motivo per le amministrazioni per ottenere nuove norme e controlli e quindi “rendite di posizione” (argomento peraltro contestato duramente dal collega delle Entrate Polito, che ha sottolineato come l’Agenzia delle Entrate abbia operato ”con meno fondi e meno personale, ottenendo risultati e non per mantenere un potere burocratico”). Un riferimento Peleggi lo ha fatto anche alla norma introdotta con la manovrina sulla responsabilità solidale dell’acquirente: “attenzione perché se siete responsabili solidali nel pagamento dell’accisa, vi portano sul lastrico fino a quando arriva qualcuno con il cash che vi compra il deposito. Cioè – ha concluso – c’è il rischio di essere utilizzati per l’infiltrazione criminale”.
Aldo Polito, direttore centrale Accertamento dell’Agenzia delle Entrate, ha ricordato le novità del tavolo sulla legalità. “I nuovi sistemi di monitoraggio del plafond hanno ridotto gli oneri e aumentato l’efficacia, c’è stata una contrazione nell’uso del plafond e quindi, presumibilmente, anche delle frodi. Questo è stato uno dei primi risultati del tavolo istituito due anni fa. Poi c’è un progetto sperimentale che sta partendo in questi giorni, un progetto pilota di monitoraggio delle lettere di intento dedicato specificamente al settore degli idrocarburi, per il quale la prossima settimana ci sarà una riunione di aggiornamento. Abbiamo inviato una lettera agli operatori perché non forniscano merce in sospensione di imposta”. Polito ha inoltre ricordato che proprio in questi giorni è stato introdotto un sistema di monitoraggio delle nuove partite Iva: “abbiamo ripristinato il sistema efficiente di monitoraggio in tempo reale al momento dell’apertura della partita. Questo è importante perché le frodi sono calibrate sui tempi di reazione del sistema, tipicamente 12-18 mesi. In Italia si apre un’azienda in un’ora. È una scelta che condivido ma serve un monitoraggio, non dopo che è avvenuta la frode ma nei giorni immediatamente successivi all’apertura della partita Iva”.
L’avvocato Benedetto Santacroce ha tra l’altro contestato la modifica all’articolo 60-bis introdotta con la manovrina sulla responsabilità solidale dell’acquirente, definendola “senza senso”, e ha invitato a non lasciare la checklist come uno strumento unilaterale.
Particolarmente duro (e apprezzato) l’intervento di Simone Canestelli. In risposta alle perplessità delle Entrate ha detto: “il reverse charge non è una nostra bandiera ma la soluzione che ci dicono possibile per arrestare questa emorragia. Se qualcuno ha altre soluzioni, siamo qui. Ma è urgente agire, la nostra categoria non ce la fa più. Le norme che sono state adottate con il decreto fiscale e la legge di Bilancio sono utilissime ma non hanno inciso sul cuore del problema: le frodi Iva, che probabilmente sono addirittura in crescita. In un mercato in cui si vive di millesimi e abbiamo una resilienza limitata in quanto piccole e medie imprese, spesso familiari, se il prezzo di mercato è 100 ma c’è chi vende a 80, non comprare a quel prezzo significa perdere volumi e margini. Se si lascia che quell’offerta anomala viva e resista sul mercato, si creano le condizioni perché tutti approdino lì. Non bisogna mai cedere all’illegalità, ma le condizioni sono queste. O si mette un argine o la deriva si compie”.
Anche Salvatore Carollo, nella seconda tavola rotonda sul tema della transizione energetica, ha citato il problema dell’illegalità, dovuto anche al fatto che quello della raffinazione è un sistema “in crisi e abbandonato a se stesso”. Carollo ha poi contestato la Sen nel suo approccio alla raffinazione e all’upstream.
Alessandro Bartelloni, Policy director di Fuels Europe, ha ricordato le “proposte al Parlamento europeo che vorrebbero rendere obbligatoria una quota elettrica del 25% del mercato auto al 2021. Non penso che la proposta passerà, ma crea comunque un’incertezza che va risolta. Una delle risposte più efficienti per ridurre le emissioni è l’evoluzione dei motori, dei carburanti e dei biocarburanti. Ma gli investitori – ha concluso – chiedono certezza”.
Giovanni Perrella del ministero dello Sviluppo economico ha risposto a Carollo sottolineato la difficoltà di portare in Europa la questione della raffinazione e il fatto che le Regioni non danno autorizzazioni a nuove ricerche di idrocarburi (cui Carollo ha replicato citando i casi della Tav e dei gasdotti e sottolineando che “una classe dirigente va avanti se ha un patrimonio di risorse naturali secondo solo al Mare del Nord”). Passando alla questione della mobilità, “quando sarà arrivata l‘auto elettrica per tutti – ha detto – ci vorranno ancora 20 anni almeno di raffinazione efficiente per alimentare le auto, anche perché in Italia la vita media delle auto è di oltre 15 anni”.
Ha chiuso i lavori il vice presidente Andrea Salsi, sottolineando che “in effetti la principale novità tra la Sen 2013 e quella del 2017 è l’assenza degli idrocarburi”. Salsi ha poi sottolineato la necessità che qualsiasi misura “tenga conto anche del contesto, del fatto che lo scorso anno il Pil è cresciuto dello 0,9%, e che povertà e disoccupazione sono aumentate. E del fatto che oltre alle raffinerie che chiudono, intanto le major stanno già scappando dal Paese”.
Articolo pubblicato da Staffetta Quotidiana il 6 luglio 2017