Dopo la sorpresa e l’allarme del settore Auto oggi pomeriggio sono arrivate anche le reazioni del settore petrolifero alla decisione del Cite sull’annuncio dello stop alle auto a benzina e gasolio a partire dal 2035. Con una lettera di Assopetroli Assoenergia al presidente Draghi e ai ministri Cingolani, Giorgetti, Giovannini e Franco e un comunicato stampa di Unem.
Nella lettera il presidente Andrea Rossetti dopo aver sottolineato che “la notizia ci ha colto di sorpresa, destando sconcerto e allarme negli operatori rappresentati dalla nostra associazione”, osserva che, qualora fosse confermata, essa è in netto contrasto con le dichiarazioni rese pubblicamente dal Governo nelle scorse settimane. In più lancia messaggi in contraddizione, sui quali è doveroso e urgente fare chiarezza. Se infatti, da un lato, si dichiara la volontà di mettere al bando il motore endotermico, dall’altro viene ribadita la necessità di “mettere in campo tutte le soluzioni funzionali alla decarbonizzazione dei trasporti”, riconoscendo anche “il ruolo imprescindibile dei biocarburanti”.
Dopo aver ricordato che Assopetroli ha avuto più volte modo di rappresentare che i biocarburanti e i carburanti di origine sintetica avranno un ruolo cruciale nella transizione, con il vantaggio anche di poter essere distribuiti tramite l’infrastruttura già esistente, Rossetti rileva però che servono ingenti investimenti, la cui sostenibilità economica è strettamente correlata alla possibilità di impiegare i suddetti prodotti su larga scala e in tutti i settori, anche e soprattutto nel trasporto leggero. Con una data di fine vita per i motori endotermici verrà meno la spinta agli investimenti in ricerca e sviluppo, mettendo anche a repentaglio la disponibilità degli stessi per la copertura del fabbisogno dei c.d. settori “hard to abate”. Verrà anche preclusa ogni prospettiva funzionale alla modernizzazione e razionalizzazione della rete carburanti, spingendo gli operatori (soprattutto i piccoli) a disinvestire.
In questa corsa sfrenata e acritica al bando dei motori termici, aggiunge Rossetti, il Governo sta totalmente ignorando gli ineluttabili effetti negativi sul gettito fiscale. Fra i costi dell’abbandono del motore endotermico occorre infatti considerare anche i minori introiti per la fiscalità generale derivanti dall’IVA e dalle accise sugli oli minerali, che hanno permesso all’erario nazionale di incassare circa 32 miliardi di euro nel 2020 (dato falsato dalla crisi Covid, essendo il dato pre-pandemia di oltre 39 miliardi di euro/anno). Quindi il riordino degli strumenti fiscali sarà prioritario per mantenere l’equilibrio del gettito.
Tutto ciò premesso, è evidente, conclude la lettera, lo stato di preoccupazione dell’intero settore che, oggi più che mai, richiede al MITE di indire il già annunciato e mai convocato tavolo tecnico della filiera distributiva. La gravità degli effetti dei provvedimenti all’orizzonte rende indifferibile il confronto con le parti interessate. In difetto, le stesse valuteranno ogni forma di azione e mobilitazione a propria tutela.
Quanto al comunicato Unem, dopo aver premesso che la decarbonizzazione del settore dei trasporti si raggiungerà solo sviluppando le diverse tecnologie disponibili, in un quadro normativo e regolamentare inclusivo, chiaro e stabile che permetta di programmare i necessari investimenti, si rileva che annunciare, peraltro in modo poco chiaro e contradditorio, ipotesi di phase-out delle auto nuove con motori a combustione interna crea incertezza e appare non in linea con gli indirizzi contenuti nel Piano per la Transizione Energetica, anche alla luce del parere espresso dalla Commissione Ambiente del Senato.
Parere nel quale, nel definire le politiche e nel promuovere lo sviluppo delle diverse tecnologie che costituiranno l’insieme di soluzioni per il raggiungimento dei target climatici al 2030 e al 2050, si chiede il rispetto del principio della neutralità tecnologica. Con la raccomandazione inoltre dell’adozione del Life Cycle Assessment per la valutazione degli impatti reali dovuti al trasporto su strada, includendo nell’analisi i processi di fabbricazione e di fine vita del veicolo e dei singoli carburanti, nonché l’emanazione di norme attuative volte a favorire lo sviluppo dei carburanti low carbon liquidi e gassosi.
A conclusione del comunicato, Unem auspica, pertanto, che il CITE e il Governo, nel chiarire al più presto il proprio intendimento, tengano conto di tutto ciò e affrontino la transizione con percorsi condivisi con i settori interessati per sostenere un vero processo di decarbonizzazione che valorizzi le vocazioni tecnologiche esistenti e preservi l’integrità industriale di intere filiere strategiche per il Paese.